I ricercatori hanno scoperto il clone più grande del mondo, è in Australia ed è costituito da un’enorme rete di praterie di fanerogame, che coprepiù di 200 chilometri quadrati. La prateria è in realtà un’unica pianta, chiamata Posidonia australis, che si clona continuamente, ovvero produce copie funzionalmente uguali a sé stessa, da quasi 4.500 anni.
Le fanerogame marine sono piante acquatiche di fondamentale importanza per i molteplici ruoli che svolgono negli ecosistemi marini costieri. La loro importanza in ambiente marino può essere paragonata a quella che un bosco può avere in ambito terrestre.
Il complesso apparato radicale esercita un’azione di stabilizzazione dei fondali e insieme alle foglie rappresenta un considerevole freno all’erosione costiera causata dalle onde e dalle correnti, in particolare lungo i litorali sabbiosi. Dal punto di vista ecologico le praterie di fanerogame costituiscono un importante habitat per la riproduzione e crescita di innumerevoli forme di vita che stanno alla base della catena alimentare marina.
La specie più importante in Mediterraneo è la Posidonia oceanica inclusa in diverse convenzioni fra le specie protette. È possibile osservare un ambiente a fanerogame marine nel tratto di costa antistante il Parco San Bartolo nei pressi di Gabicce Mare, dove sono risultate presenti sia Zostera marina sia Zostera noltii. Nelle giornate in cui l’acqua è limpida è possibile osservare dall’alto le grandi chiazze scure costituite dalle praterie di Zostera spp. della zona.
I ricercatori ritengono che un’altra parte della storia dell’enorme propagazione di P. australis possa essere attribuita a un insolito superpotere genetico che consente alle piante di creare una copia aggiuntiva del loro genoma, che raddoppia la quantità di DNA utilizzabile per adattarsi ai cambiamenti rendendole più resistenti in condizioni ambientali estreme. Questo quanto sarebbe avvenuto, nel caso australiano, in cui due piante madri si sono ibridate generando una nuova pianta, particolarmente resistente, con un corredo cromosomico doppio.
Questo tipo di piante sono talvolta considerate “vicoli ciechi evolutivi” perché molte sono sterili, il che significa che non possono riprodursi sessualmente. Ciò limita la capacità delle piante di mutare, che è una parte fondamentale della teoria dell’evoluzione.
D’altro lato la capacità che hanno le piante di riprodursi anche per via asessuata, senza l’intervento dei gameti maschili e femminili (spermatozoi e uovo), generando copie identiche di sé stesse chiamate cloni, potrebbe aver garantito all’ibrido di sopravvivere per un così lungo periodo.
Il clone di P. australis si estende per circa 180 km da un capo all’altro, rendendolo il più grande esempio conosciuto di clone in qualsiasi ambiente sulla Terra. Fa sorridere al confronto il precedente detentore del record: un clone di prateria di Posidonia oceanica nel Mediterraneo occidentale, che si estende per circa 15 km. Se rimane indisturbato, il gigantesco clone potrebbe continuare ad espandersi all’infinito, rendendolo praticamente immortale.