Fano Università del mare (Fano Unimar odv), sabato 28 maggio ha chiamato a raccolta a Fano i più importanti protagonisti della ricerca scientifica e delle associazioni ambientaliste italiane in occasione del 1 Convegno Fano OCEANACTION 22.
Ne è emerso un unico accorato richiamo: ci sono inerzie fortissime da combattere e non c’è più tempo da perdere. Occorre creare una cabina di regia per il mare, una politica per il mare, integrata e condivisa
Tutti d’accordo i rappresentanti di WWF, Greenpeace, SIBM (Società Italiana Biologia Marina), Marevivo, Legambiente, Medreact, Fano Marine Center: occorre più conoscenza e cultura del mare e ben venga un’iniziativa come OCEANACTION22 che si propone di aumentare il dialogo tra ricercatori, decisori politici e cittadini, alla ricerca di soluzioni efficaci, sostenibili e condivise in difesa del mare.
“Non si ama e non si protegge quello che non si conosce” ha chiosato Carlo Cerrano, docente di Zoologia presso l’Università Politecnica delle Marche e presidente dell’Associazione Fano Università del Mare, fondata nel 2021 da ricercatori e rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste, culturali e sportive del territorio fanese e pesarese con l’intento di fare da ponte tra la cittadinanza, sempre più interessata alla conoscenza e la ricerca scientifica, in particolare quella portata avanti da Fano Marine Center.
“Fano Unimar vuole ampliare il livello di informazione e cultura del mare – ha sottolineato Cerrano- attraverso azioni di divulgazione, progetti di ricerca partecipata (Citizen Science) con il coinvolgimento attivo della popolazione. Si useranno specifici protocolli, intuitivi e facili da usare, grazie ai quali anche i bambini diventano “scienziati” per un giorno e con il loro contributo tutti possono dare una mano alla ricerca. Fano Unimar vuole inoltre collaborare su progetti condivisi con le numerose entità associative nate a Fano in difesa dell’ambiente e già molto attive e contribuire a una maggiore risonanza di tutte le attività”.
MASSIMA DISPONIILITA’ A COLLABORARE “Questa è una città ricca di associazioni – ha confermato il sindaco Massimo Seri inaugurando l’incontro- e questo rappresenta una nostra grande ricchezza. Fano Unimar non è l’ennesima associazione in difesa del mare ma qualcosa di diverso e complementare a quello che già esiste.
Ci auguriamo che il Festival Oceanaction22, quest’anno alla sua prima edizione, possa crescere e diventare un appuntamento fisso di questa città che ha un legame profondo con il mare. Avere un centro di ricerca importante come Fano Marine Center è un vero patrimonio ma la ricerca non deve restare isolata e avulsa dalla città. Quindi ben vengano iniziative di collaborazione e contaminazione che facciano crescere la sensibilità verso la conoscenza e il rispetto del mare. Questo è un battesimo e un inizio- ha concluso il sindaco- Da parte nostra c’è la massima disponibilità a collaborare per fare le cose in grande”.
INVOGLIAMO I GIOVANI A FARE RICERCA
Anche Antonella Penna, presidente della Società Italiana Biologia Marina (Sibm), docente di ecologia presso l’Università di Urbino e ricercatrice presso Fano Marine Center, ha sottolineato l’importanza culturale ed economica di avere un centro di ricerca scientifica qualificato come Fano Marine Center. “Dobbiamo però aumentare- ha detto la Penna- la diffusione delle conoscenze scientifiche tra il pubblico e invogliare le nuove generazioni a lavorare nella ricerca”
UN’OPPORTUNITA’ PER LA CITTA’
“Non è un caso che Fano Marine Center sia nato a Fano- ha detto Roberto Danovaro, ricercatore presso l’hub fanese, docente universitario al Politecnico delle Marche e Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli- È il risultato di una forte volontà politica, in particolare da parte del sindaco Massimo Seri. Grazie a questo impegno, adesso Fano può vantare un modello di cooperazione unico con 5 università diverse che collaborano, condividono progetti e fanno squadra. E questo non è per niente scontato nel mondo universitario! Fano è un’area strategica- ha sottolineato Danovaro-
L’Adriatico è un mare importante ma vulnerabile, ha bisogno di studio e di cura. L’hub Fano Marine Center può portare un grande contributo alla salvaguardia dell’Adriatico e Fano Unimar è un’iniziativa essenziale per accorciare le distanze tra ricerca scientifica e cittadinanza. Tra poco, a fine giugno -ha annunciato Danovaro- Fano Marine Center aprirà le porte al pubblico e inaugurerà l’acquario. Questo sarà un grande passo avanti per far capire meglio alla città cosa fa il centro e sarà una piccola perla anche in chiave turistica.”
QUATTRO INTERVENTI PER SALVARE IL MARE
A seguire la testimonianza di Jacopo Angelini responsabile Marche di WWF Italia che ha descritto l’ultima campagna GenerAzione Mare “con la quale vogliamo tutelare il Capitale Blu del Mediterraneo e le specie che lo abitano”.
Il Mar Mediterraneo – ha detto Angelini- registra una perdita progressiva della varietà di specie che lo hanno reso fino a poco tempo fa un patrimonio fantastico di biodiversità. Ma questa tendenza può essere ancora invertita grazie a quattro importanti interventi: promozione della pesca sostenibile e di un consumo sostenibile, creazione di aree marine protette, salvaguardia delle specie chiave, lotta all’inquinamento da plastica.
LA DIFESA DEL MARE INIZIA ANCHE DAL WATER
Sulla stessa linea Alessandro Gianni, Direttore delle campagne Greenpeace Italia, che ha usato parole chiare: “la scienza deve imparare a farsi ascoltare, questo è il momento giusto. Più scienza, più indipendenza, più trasparenza”.
Marco Ciarulli, Presidente Legambiente Marche, ha ricordato l’impegno verso una “cittadinanza attiva” in cui è impegnato Legambiente. “Noi– ha ricordato Ciarulli, non facciamo ricerca ma siamo impegnati costantemente in un’opera di sensibilizzazione attraverso azioni collettive per esempio per la pulizia di litorali e foci dei fiumi. La plastica in tutte le sue forme è il primo dei rifiuti che raccogliamo, ma subito dopo vengono i cotton fioc! “La difesa del mare inizia anche dal water! ha ironizzato Ciarulli”
APPROVATA LA EGGE SALVAMARE
Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, ha ricordato con orgoglio il recente successo ottenuto con l’approvazione della cosiddetta legge salvamare. “Ci sono voluti ben 4 anni – ha ricordato la Giugni- per rendere definitiva questa legge presentata in parlamento nel 2018 dall’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Finalmente i pescatori che raccolgono nelle loro reti tantissimi rifiuti, potranno fare la cosa più logica, cioè portarli in porto, per farli smaltire e riciclare.
Fino ad oggi, i pescatori erano costretti a ributtare in mare la plastica pescata, per non essere denunciati penalmente per trasporto illegale di rifiuti.
Questo successo – ha continuato la Giugni- ci indica la direzione cui puntare: la creazione di una cabina di regia per il mare, un tavolo di consulta per la realizzazione di una politica del mare integrata e condivisa”.
ANCHE I PESCI PIANGONO
Questo il titolo del bellissimo documentario presentato da Domitilla Senni, Ceo di Medreact (Mediterranean Recovery Action). Il documentario narra, attraverso interviste e riprese condotte nelle principali marinerie della Puglia, le trasformazioni dell’Adriatico, un mare che fino a pochi decenni fa custodiva una grande ricchezza in biodiversità e che oggi si ritrova impoverito e malato. Il primo intervento dell’Adriatic Recovery Project è stato la chiusura alla pesca demersale della Fossa di Pomo situata nel centro Adriatico tra Italia e Croazia.
Quest’area, che arriva a una profondità massima di 200-260 metri, presenta caratteristiche uniche dal punto di vista geomorfologico e oceanografico. E’ considerato uno dei più importanti Essential Fish Habitat di tutto l’Adriatico, soprattutto ai fini della riproduzione e della crescita di alcune importanti specie demersali come il nasello. L’area ospita inoltre la più estesa popolazione di scampi. La pesca, soprattutto quella a strascico, minaccia seriamente le popolazioni ittiche che fanno di questa zona una delle più importanti riserve di pesca dell’Adriatico.
SI PESCA TROPPO SI PESCA MALE
L’appello ha raccolto l’adesione di firme e pareri autorevoli del mondo della ricerca scientifica.
“Ciononostante- ha evidenziato la rappresentante di Medreact- Non ci sono state decisioni in merito e dopo un solo anno di restrizioni alla pesca che hanno miracolosamente ripopolato la Fossa di Pomo, il progetto Adriatic Recovery Project è rimasto un progetto sulla carta, tutto è tornato come prima!
Ci sono inerzie fortissime da combattere- ha concluso Domitilla- Per questo dobbiamo creare consenso anche dal basso per spingere le autorità a legiferare e far nascere alleanze anche con i rappresentanti dei pescatori. Non c’è più tempo. Anche i pesci piangono!”
COINVOLGIMENTO DELLE SCUOLE
A conclusione dell’incontro, hanno preso la parola i rappresentanti della Scuola Primaria “F. Tombari” di Bellocchi, con alcuni studenti delle classi 5A e 5B che hanno partecipato a un’azione di monitoraggio della spiaggia di Baia del Re. Emozionante il racconto dei ragazzini che hanno adottato con disinvoltura i facili e intuitivi protocolli di Reef Check Italia onlus e arricchito con i risultati della loro ricerca il database internazionale.
ALLA SCOPERTA DEL MONDO SOMMERSO
Anche l’associazione SubTridente di Pesaro ha voluto testimoniare la propria attività in difesa del mare. “Siamo nati 50 anni fa come associazione di pesca subacquea – ha ricordato Valter Sabatini (Direttore dei Corsi Sub) – ma ci siamo rapidamente convertiti in associazione che studia i fondali e avvicina il pubblico alla conoscenza e al rispetto di tutto ciò che vive sotto il livello del mare. Non c’è bisogno di andare alle Maldive per scoprire sott’acqua un universo meraviglioso da conoscere e da preservare, basta nuotare tra le scogliere di Pesaro e Fano!”
IL CLIMA CHE CAMBIA L’ITALIA
OceanAction22 è stato anche l’occasione per presentare il libro “Il clima che cambia l’Italia” (Einaudi) di Roberto Mezzalana, esperto ambientale, che ha raccontato la tangibilità degli effetti negativi del Climate Warming dalle Alpi alle coste del Mediterraneo.
Lo ha fatto girando tutta Italia per un anno e raccogliendo le testimonianze dirette di chi vive sulla propria pelle i danni della crisi climatica (guide alpine, viticoltori, guardie forestali, pescatori). Le loro parole, spesso amare, ci fanno capire come i cambiamenti climatici stanno intaccando non solo pezzi di geografia ma anche le tradizioni e la storia del nostro paese.
Anche da questo racconto deriva il forte appello all’azione. Non c’è più tempo per tergiversare.