Dalla pesca tradizionale alla sostenibilità: il futuro dell’Adriatico

A seguito del notevole interesse suscitato dal suo intervento in occasione dell’incontro “Il Pesce Giusto” abbiamo chiesto a Emanuela Fanelli, docente di biologia della pesca presso l’Università Politecnica delle Marche, di riepilogare il suo intervento avente per tema lo stato della pesca in Adriatico.

Potrebbe spiegarci l’importanza storica di questa attività nell’area?

Certamente. L’Adriatico, in particolare l’Alto e il Medio Adriatico, è stato storicamente uno dei bacini italiani più sfruttati per la pesca, soprattutto a strascico. La sua elevata pescosità, dovuta a fondali bassi e l’importante contributo di materia organica (come fosse humus) da parte dei fiumi, ha attirato l’uomo fin dall’antichità. Dopo il 1870, con la diffusione della fillossera che colpì e distrusse le vigne, molti agricoltori si dedicarono alla pesca incentivati anche dall’impero austriaco, dando un forte impulso all’attività.

Quali erano le specie ittiche più pescate in passato e quali sono oggi?

La pesca nel passato si divideva in due stagioni: quella invernale, che si concentrava su specie più costiere come triglie, cefali, dentici, scampi e naselli, e quella estiva, che mirava alle specie migratrici come sardine, acciughe, tonni e sgombri. Oggi, le principali specie commerciali dell’Adriatico includono alici, sardine, vongole, naselli, gamberi rosa, pannocchie, scampi, seppie, triglie, sogliole e mazzancolle.

E quali erano gli strumenti utilizzati un tempo rispetto a quelli moderni?

La pesca tradizionale utilizzava principalmente tre tipi di attrezzi: reti da posta, reti da chiusa e reti a strascico. Le reti da strascico, in particolare, erano utilizzate dalle paranze, che le trainavano in coppia. Oggi, la pesca si avvale di tecnologie più avanzate come draghe idrauliche e sistemi di reti più efficienti, che hanno purtroppo un impatto maggiore sugli ecosistemi marini.

A questo proposito, quali sono gli effetti della pesca sull’ecosistema adriatico?

La pesca, seppur fondamentale per l’economia, rappresenta uno dei principali fattori di alterazione degli ecosistemi marini. La pesca eccessiva ha portato a una riduzione della taglia dei pesci, alla diminuzione di specie vulnerabili e a cambiamenti a lungo termine nella struttura delle popolazioni ittiche. Inoltre, si assiste a un aumento del bycatch, ovvero la cattura accidentale di specie non bersaglio, e a un impatto negativo sugli habitat marini, con la rimozione di specie che vivono sui fondali e la semplificazione degli habitat.

Quali misure si stanno adottando per contrastare questi effetti negativi e promuovere una pesca sostenibile?

Diverse misure gestionali sono già in atto, come il fermo biologico, la regolamentazione della maglia delle reti e della taglia minima, la riduzione dello sforzo di pesca e l’istituzione di aree marine protette o aree ristrette alla pesca (come la Fossa di Pomo nel medio Adriatico). Inoltre, si sta cercando di promuovere il consumo di specie “povere” e di specie aliene come il granchio blu, per ridurre la pressione sulle specie sovrasfruttate. Fondamentale è anche l’implementazione di una gestione dello spazio marittimo che faccia convivere le esigenze della pesca e quelle dell’ambiente.

Per concludere, quale futuro si prospetta per la pesca nell’Adriatico?

Il futuro della pesca nell’Adriatico dipende dalla nostra capacità di adottare pratiche sostenibili che garantiscano la salute degli ecosistemi marini e la conservazione delle risorse ittiche per le generazioni future. La promozione della piccola pesca artigianale, come quella adottata dal MARCHIO COLLETTIVO DELLA PICCOLA PESCA ARTIGIANALE DELL’ALTO ADRIATICO, può rappresentare un modello di gestione sostenibile. È inoltre fondamentale aumentare la consapevolezza tra i consumatori sull’importanza di scegliere prodotti ittici provenienti da sistemi di pesca più sostenibili e comunque pescati vicino a noi, informazione che oggi si trova su tutti i prodotti ittici in vendita.

Grazie per il suo contributo. Siamo certi che questo suo intervento abbia fornito un eccellente apporto alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza della pesca sostenibile nell’Adriatico.

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