“L’uomo non è l’unico essere vivente dotato di complessi sistemi di riproduzione e interazioni sociali; il regno animale è ricchissimo di curiose e intricate dinamiche sociali”.
Questo, in sintesi, quanto emerso dall’incontro di giovedì 14 novembre, organizzato da FanoUniMar odv in collaborazione con Circolo Culturale A. Bianchini e FAI Fano, che ha ospitato la ricercatrice Lisa Locatello, specializzata in evoluzione ed ecologia della riproduzione degli organismi marini, ricercatrice presso il Fano Marine Center/Stazione zoologica Anton Dohrn. Un viaggio affascinante nel mondo della riproduzione dei pesci, studiato non solo in chiave etologica, ma anche in chiave evolutiva.
Tutto comincia con Charles Darwin nel XIX secolo, quando a seguito delle osservazioni compiute sui dimorfismi sessuali di alcuni esemplari di pesci prelevati durante i suoi viaggi a bordo dell’imbarcazione “Beagle”, lo studioso elaborò la teoria della selezione sessuale. Cosa significa? La selezione sessuale induce animali invertebrati e vertebrati a sviluppare strutture che sono poco adatte alla sopravvivenza, ma fondamentali per la ricerca del partner e per l’accoppiamento.
Questa selezione – scoprì Darwin – porta gli individui maschi a lottare per accoppiarsi con le femmine, sfruttando “armi” o caratteristiche corporee (corna, collo nelle giraffe, taglia nei pesci) per vincere la selezione intrasessuale; le femmine scelgono quindi i maschi più belli, più colorati, i maschi vincenti, che potrebbero trasmettere alla prole caratteri e comportamenti adatti alla sopravvivenza e all’adattamento all’ambiente naturale.
Ad esempio, ha raccontato Lisa Locatello, i maschi di alcune specie di pesci come le “damigelle” (Damsel fish), vengono scelti dalla femmina in base alla loro capacità di adempiere alle cure parentali (ventilazione e pulizia delle uova) necessarie al corretto sviluppo della prole. Più in particolare, le femmine scelgono i maschi con metodi comparativi basandosi su tratti multipli, sfruttando canali sensoriali diversi; la femmina di Bavosa pavonina, per esempio, seleziona sessualmente il maschio che presenta la cresta più gialla e il paio di ghiandole anali più grandi perché, come confermato da studi successivi, questi tratti rendono il maschio più fertile e sano; le ghiandole anali inoltre permettono al maschio di cospargere le uova di una sostanza anti-microbica, protettiva contro le infezioni: ghiandole anali più grandi producono più anti-microbici.
La poliandria (promiscuità) è estremamente diffusa in natura e ha “conseguenze cruciali in termini di selezione sessuale”, spiega la dott.ssa Locatello. Quindi, la teoria della selezione sessuale di Darwin si evolve, spiegando nuovi meccanismi di selezione sessuale post-copulatoria; gli spermi dei maschi competono per fecondare le uova all’interno del tratto riproduttore femminile in un fenomeno definito “competizione spermatica”. Per vincerla, gli insetti sono dotati di organi copulatori uncinati che usano per svuotare l’apparato riproduttore femminile dagli spermi immessi dal maschio che l’ha fecondata in precedenza. Lisa Locatello specifica però che allo stesso modo, anche le femmine sono in grado di selezionare gli spermatozoi dei maschi che vogliono fecondino le loro uova, a seguito della “scelta femminile criptica”, la quale si svolge nel tratto riproduttore femminile.
Ad oggi gli studi sulla selezione sessuale e sul comportamento riproduttivo delle specie animali sono in continua evoluzione; recenti ricerche hanno messo in evidenza l’importanza del ruolo del microbioma che caratterizza l’eiaculato nella competizione intrasessuale maschile. Alla luce di queste ricerche – ha sottolineato Lisa Locatello – si scopre che l’uomo non è l’unico essere vivente dotato di complessi sistemi di riproduzione e interazioni sociali; il regno animale è ricchissimo di curiose e intricate dinamiche sociali, le quali possono essere comprese solo a seguito di anni di studio e ricerca.
La ricercatrice Locatello ha riflettuto, infine, su quali siano gli effetti del cambiamento climatico sulla riproduzione; sicuramente il riscaldamento delle acque ha impatto sulla qualità dei gameti e sulla loro produzione, ragione che porta le femmine ad essere maggiormente poliandriche. Oppure, l’innalzamento delle temperature rende le cure parentali meno efficienti a seguito di una maggior difficoltà nell’ossigenare le uova deposte. Il cambiamento climatico avrebbe dunque effetti nocivi sulla fisiologia, sul comportamento e sull’efficienza della riproduzione di molte specie. Saranno necessari ancora nuovi studi per capire come l’uomo sta contribuendo negativamente alla modificazione delle strategie riproduttive del regno animale: per capire come agire per il benessere degli organismi marini e terrestri occorre consapevolezza e nuova ricerca scientifica, ad oggi in continuo progresso.