
Una mattinata intensa, ricca di emozioni, scoperte e purtroppo anche di segnali allarmanti. È questo il bilancio della prima uscita di monitoraggio ambientale del progetto Adriatic Conservancy, che ha visto protagonisti oltre 100 studenti del Liceo Scientifico G. Marconi di Pesaro lungo la spiaggia di Fiorenzuola di Focara, all’interno del meraviglioso Parco Naturale del Monte San Bartolo.
Accompagnati da docenti, biologi ed educatori ambientali, i ragazzi hanno preso parte a una vera e propria indagine sul campo, armati di guanti, sacchi, smartphone e una grande voglia di contribuire alla tutela del proprio territorio. Divisi in piccoli gruppi, hanno monitorato e ripulito un lungo tratto di spiaggia, catalogando ogni rifiuto incontrato attraverso l’app Clean Swell e seguendo il protocollo MAC Emerso di Reef Check Italia.
1.200 reti da pesca: il volto nascosto dell’inquinamento

Il dato più sconcertante emerso dalla mattinata è stato senza dubbio quello legato alle reti da pesca abbandonate: oltre 1.200 pezzi raccolti in meno di due ore, in un solo tratto di costa. Un numero che da solo racconta un’emergenza, purtroppo non nuova ma troppo spesso ignorata. Le reti – a volte intere, altre volte ridotte in frammenti – erano nascoste tra i sassi, mimetizzate nella sabbia, incastrate nella vegetazione.
Non si tratta solo di un problema estetico o legato al decoro del paesaggio. Quelle reti, che sembrano inerti, sono vere e proprie trappole mortali per la fauna marina. Intrappolano pesci, tartarughe, delfini, danneggiano i fondali e rilasciano microplastiche nell’ambiente. E proprio durante l’attività di monitoraggio, sono stati trovati spiaggiati un delfino e una tartaruga marina. Non possiamo dire con certezza cosa li abbia uccisi, ma è impossibile non pensare al legame tra questi eventi e la presenza diffusa di plastica e rifiuti in mare.


Una mattina diversa, che lascia il segno
Per i ragazzi è stata un’esperienza forte, in alcuni momenti toccante. Molti non si aspettavano di trovare così tanta sporcizia in un luogo apparentemente incontaminato e di trovarsi di fronte due animali spiaggiati così iconici come la tartaruga marina e il delfino.. Altri hanno raccontato con orgoglio il loro contributo, felici di aver fatto qualcosa di concreto. Hanno imparato a leggere la spiaggia con occhi nuovi, a riconoscere organismi marini, a confrontarsi con dati reali.
La scienza, per un giorno, è uscita dalle aule ed è diventata esperienza viva, concreta, partecipata. E questo è proprio il cuore del progetto Adriatic Conservancy: far conoscere per proteggere, coinvolgere per cambiare.
Un messaggio chiaro alle istituzioni
Quello che abbiamo visto a Fiorenzuola non è un caso isolato. Il problema delle reti da pesca riguarda tutta la costa adriatica, come confermano anni di dati raccolti da associazioni ambientaliste e volontari. Non possiamo più permetterci di ignorarlo.
Chiediamo con forza che le autorità competenti si attivino, accogliendo l’invito delle associazioni a istituire un tavolo tecnico che coinvolga pescatori, ambientalisti, ricercatori e amministrazioni locali, per trovare soluzioni concrete e condivise.
Nel frattempo, il progetto continua. Altre due uscite con gli studenti del Liceo Marconi e dell’Istituto Agrario Cecchi sono già in programma, e i dati raccolti verranno presentati in un convegno pubblico presso la sede della Subtridente a Pesaro, dove gli studenti stessi racconteranno quanto vissuto, confrontandosi direttamente con i ricercatori.
Perché il mare è di tutti. E solo tutti insieme possiamo salvarlo.