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INTERVISTA AL PRESIDENTE CARLO CERRANO
FANOUNIMAR PROPONE A FANO LA SCIENZA PARTECIPATA
È nata FanoUNIMAR, un’associazione ma anche un progetto. Carlo Cerrano, docente di zoologia presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DISVA) dell’Università Politecnica delle Marche (Ancona), è il Presidente della nuova Associazione. Professore può raccontarci brevemente quali sono i suoi scopi?
La conoscenza è uno strumento indispensabile per la ricerca di soluzioni efficaci, sostenibili e condivise. Il dialogo tra ricercatori, decisori politici e cittadini è un percorso indispensabile per raggiungere questo obiettivo. La presenza a Fano del Fano Marine Center, che ospita 5 eccellenze nell’ambito della ricerca scientifica sul mare, è un’opportunità unica in ambito nazionale per diffondere una maggiore cultura del mare, in modo credibile e indipendente. Fano-UNIMAR si impegna a facilitare questo processo di condivisione della conoscenza organizzando incontri ed eventi partecipativi e a far diventare Fano punto di riferimento per la ricerca marina.
Nella presentazione di FanoUNIMAR si fa spesso riferimento a Citizen Science. Può spiegarci cosa significa?
Nel mondo ci sono milioni di individui che si impegnano in progetti di categorizzazione, raccolta, analisi e trascrizione di dati scientifici. Si tratta di appassionati di scienza non professionisti che scendono in campo per contribuire alla ricerca scientifica, formando quella che può essere definitiva una scienza dei cittadini: citizen science.
Si tratta di un concetto recente. Il dizionario Oxford English ha solo da pochi anni inserito Citizen Science nella lista delle parole nuove e l’ha definita come «la raccolta e l’analisi di dati relativi al mondo naturale da parte di un pubblico, che prende parte a un progetto di collaborazione con scienziati professionisti».
Attenzione: Citizen Science non significa solo diffusione pubblica del sapere scientifico. La Citizen Science è molto di più: l’obiettivo è la formazione di una scienza partecipata, dove sono i cittadini a diventare parte integrante del processo scientifico. Coinvolgere le persone, rendendole partecipi nelle attività di ricerca e sperimentazione, risulta fondamentale anche per sviluppare una società democratica fondata sulla scienza.
Si può dire che Citizen Science avvicina la Scienza ai cittadini e viceversa?
Sì, in parte Citizen Science significa anche questo. Le conoscenze scientifiche, per esempio sull’ambiente marino, sono poco diffuse nella società e anche per questo il segnale che arriva alla politica è flebile e a volte confuso. È ormai chiaro però che continuare a dire solo in ambienti ristretti cosa bisognerebbe fare per risolvere i problemi del mare non basta più e che la pressione dal basso resta insufficiente. E’ urgente diffondere la cultura del mare con ogni mezzo, per raggiungere anche i disinteressati e poter quindi innescare un concreto processo di cambiamento. L’urgenza di questo obiettivo è tale che nell’agenda 2030 della UE troviamo un forte richiamo affinché aumenti l’impegno in questo senso
Come si inserisce FanoUNIMAR in questo impegno?
FanoUNIMAR nasce dal desiderio di creare momenti culturali di contaminazione tra il mondo scientifico e la società civile. Le sue attività intendono dare priorità soprattutto al mondo della ricerca, grazie anche alla presenza sul territorio del Fano Marine Center (FMC), ma senza escludere altri aspetti e punti di vista, come quello tecnologico, economico, umanistico, artistico e sportivo. FanoUNIMAR intende dare voce a tutti coloro che hanno interesse per l’ambiente marino, affinché possano essere intercettate tutte quelle persone che non si sentono ancora coinvolte dalle problematiche ambientali.
Come pensate di reclutare i volontari?
Il reclutamento dei volontari è indubbiamente un compito non facile: bisogna incuriosire ma anche motivare perché le persone non abbandonino l’impegno dopo un primo momento di curiosità. Inoltre, i volontari devono divertirsi e sentirsi appagati per quello che fanno.
Combinando Citizen Science, attività di educazione ambientale e incontri mensili di approfondimento, coinvolgeremo la comunità locale nella raccolta di dati sulla biodiversità. In questo modo contribuiremo ad alimentare banche dati di riferimento già ben consolidate in ambito scientifico internazionale e a stimolare la fruizione sostenibile delle risorse del territorio.
Quali sono i principali vantaggi della Citizen Science?
Il vantaggio più grande è sicuramente la possibilità di sviluppare monitoraggi su grande scala spaziale e temporale raccogliendo una notevole massa di dati. La Citizen Science permette di ottenere informazioni difficilmente ottenibili (se non impossibili) attraverso i metodi tradizionali. Tutto questo con dei costi assolutamente inferiori rispetto ai monitoraggi sviluppati da operatori professionisti. Inoltre, coinvolgere i volontari nella ricerca scientifica li rende consapevoli della sua importanza e dei suoi limiti, avvicinandoli alle tematiche che i progetti vogliono risolvere come cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e habitat, specie invasive, inquinamento ambientale e acustico… Ogni iniziativa che svilupperemo dovrà saper motivare e coinvolgere, ma soprattutto rendere i partecipanti consapevoli del loro contributo anche se non è richiesta una preparazione scientifica specifica.
Quali sono i limiti?
C’è un solo rischio nella Citizen Science ed è legato all’affidabilità dei dati: bisogna essere molto precisi in fase di creazione della ricerca su cosa chiedere ai volontari e insegnar loro le semplici tecniche necessarie per garantire un’affidabilità sufficiente dei dati raccolti. Il protocollo di monitoraggio delle spiagge MAC-E per esempio, è molto semplice e si presta al coinvolgimento di alunni delle scuole primarie e secondarie, insieme a insegnanti e genitori. Per la sua semplicità può essere facilmente replicato nel tempo in modo da apprezzare la dinamicità di questi ambienti e fornire dati preziosi per vigilare sull’ecosistema.
Sul territorio ci sono già molte associazioni dedicate alla sensibilizzazione sui temi ambientali che organizzano frequenti pulizie delle spiagge durante l’anno.
E’ vero e questo fa onore a Fano. Pensiamo sia fondamentale creare un network tra tutte queste realtà e inserire dei protocolli di monitoraggio già testati scientificamente, per massimizzare i risultati. L’associazione FanoUNIMAR si mette al servizio di chiunque studi e insegni il rapporto tra l’uomo e l’ambiente marino costiero per ampliare la diffusione di queste conoscenze.
FanoUNIMAR si impegna a essere anche cassa di risonanza per attività che già si svolgono localmente e per azioni di sensibilizzazione su temi condivisi.