“Scienza e Azione per il Mare: Il Resoconto del Fano Ocean Action 2024”

Il Mar Adriatico e il Mediterraneo stanno vivendo un aumento drastico delle temperature, segnale allarmante della crisi climatica globale. L’inquinamento, la pesca intensiva e l’acidificazione delle acque minacciano gravemente gli ecosistemi marini. In risposta, Fano Università del Mare organizza iniziative per sensibilizzare i cittadini attraverso eventi divulgativi. Il professor Carlo Cerrano, presidente dell’associazione, sottolinea che proteggere i mari locali significa salvaguardare l’intero “Pianeta Blu”, evidenziando lo stretto legame tra il benessere umano e la tutela della natura marina.

L’evento principale del Fano Ocean Action 2024, tenutosi sabato 27 luglio dalle 9:00 alle 13:00, ha visto la partecipazione di alcune delle più importanti associazioni ambientaliste italiane. Tutte condividono un obiettivo comune: proteggere almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030, in linea con l’obiettivo lanciato nell’ambito del Green Deal dalla Commissione Europea.

Interventi delle associazioni:

Alessandro Giannì (Greenpeace): Ha evidenziato l’aumento di temperatura di oltre 7°C nell’alto Adriatico nell’aprile precedente, sottolineando la gravità di questa anomalia termica, considerando che le correnti profonde del Mar Mediterraneo partono proprio da questa zona. Giannì ha indicato le Aree Marine Protette (AMP) come la migliore strategia per proteggere la biodiversità, pur riconoscendo che alcune AMP già istituite non garantiscono ancora una protezione sufficiente.

Tommaso Rossi (WWF MARCHE): Ha discusso del Parco del Conero, una zona attualmente molto tutelata ma che non riesce ufficialmente ad essere istituita come AMP. Ha spiegato come l’istituzione dell’AMP, comprendendo i comuni di Ancona, Sirolo e Numana, acquisisca una forte centralità politica, diventando argomento di dibattito politico e sociale.

Giulia Prato (WWF Italia): Ha illustrato tre punti fondamentali per proteggere il mare: tutelare habitat e specie, rendere la pesca sostenibile e lottare contro plastica e reti fantasma. Ha sottolineato che siamo ancora lontani dall’obiettivo 30×30, con meno del 10% delle aree marine protette in modo efficace. Ha proposto di includere nelle AMP anche le acque off-shore, oltre a quelle costiere, per ampliare il raggio di protezione e garantire il ripopolamento di specie ittiche commerciali.

Marco Ciarulli (Legambiente Marche): Ha presentato dati sui rifiuti più comuni trovati sulle spiagge, tra cui mozziconi di sigaretta, tappi, coperchi, posate usa e getta e frammenti di plastica minuscoli. Ha evidenziato come questi ritrovamenti dimostrino che la plastica si deteriora, potendo tornare all’uomo attraverso il consumo di pesce che ha ingerito frammenti di plastica in mare.

Mauro Furlani (Federazione Nazionale Pro Natura): Ha sottolineato l’importanza di proteggere innanzitutto le aree costiere e terrestri, portando esempi concreti di tutela e monitoraggio di nidi di fratino o di tartaruga.

Sea Shepherd: I volontari hanno spiegato le loro sette campagne in mare e in terra, volte a bloccare la pesca illegale e proteggere specie in via d’estinzione come la foca monaca. Hanno descritto operazioni come “coast net” per il recupero delle reti fantasma e l’operazione “Siracusa” per difendere l’area marina protetta del Plemmirio contro la pesca illegale di cernie e ricci.

Madia Mauro (Marevivo): Ha enfatizzato che “la natura ci insegna che tutto si può rigenerare, tutto si trasforma”, sostenendo la necessità di una transizione ecologica immediata. Ha illustrato come Marevivo dialoghi con governi e istituzioni per ottenere leggi contro la pesca illegale e organizzi petizioni e tavoli di lavoro. Ha anche sottolineato l’impegno dell’associazione nel lavorare con i giovani per costruire un futuro migliore.

Massimo Ponti (Reef Check): Docente di biologia marina all’UniBo, e vicepresidente di Reef Check Italia ets ha spiegato come i cittadini possano contribuire alla tutela del mare attraverso attività di monitoraggio costiero e marino. Ha descritto il coinvolgimento di oltre 2000 volontari nel monitoraggio di 43 specie indicatrici mediterranee, con i dati raccolti che confluiscono in portali di biodiversità mondiali ed europei.

MariaSole Bianco (Worldrise): Biologa marina e co-fondatrice dell’associazione Worldrise, ha discusso dell’impegno dei volontari nel ristabilire una connessione uomo-mare. Ha descritto progetti di conservazione, educazione e divulgazione, enfatizzando che il mare non è infinito nella sua capacità di soddisfare i nostri bisogni. Ha evidenziato i problemi di acidificazione, deossigenazione e inquinamento da plastica, sottolineando che circa 8 milioni di tonnellate di plastiche non biodegradabili entrano nella catena alimentare ogni anno.

Domitilla Senni (MedReact): Ha illustrato le azioni messe in atto per la difesa del mare e delle specie ittiche contro la pesca a strascico nel Mar Adriatico. Ha citato come successo l’istituzione di una zona di restrizione alla pesca nella Fossa di Pomo, che ha portato a un rapido incremento dell’abbondanza di alcune specie ittiche. Ha sottolineato che oggi solo l’8,3% delle coste del Mediterraneo è protetto, e solo lo 0,04% in modo rigoroso.

Leonardo Tunesi (ISPRA): Ha concluso l’evento elencando gli effetti diretti e indiretti che impattano la biodiversità del Mediterraneo e le restrizioni che le istituzioni politiche attuano per la conservazione dell’ambiente marino. Ha ricordato che nelle AMP è vietata la pesca industriale e subacquea, mentre è consentita la pesca artigianale locale sostenibile e regolamentata.

Il report conclude sottolineando che c’è ancora un ristretto margine di tempo per cambiare rotta prima che sia troppo tardi. Le AMP sono viste come un investimento per il futuro, portando benefici economici e sociali. Si evidenzia l’importanza di agire localmente per avere un impatto globale sulla salvaguardia dei mari, ricordando le parole di MariaSole Bianco: “la natura è la nostra più grande alleata, e se le lasciamo gli spazi che necessita, sarebbe capace di rigenerarsi da sola”.

Il festival si è concluso con la presentazione del “Manifesto per salvare il mare”, firmato da tutte le associazioni presenti.

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