“Arenaria” è una riflessione letteraria e scientifica sulla friabilità dell’arenaria, metafora di un mondo in costante trasformazione. I relatori, Paolo Teobaldi (autore del libro “Arenaria”), il biologo marino Carlo Cerrano (Università Politecnica delle Marche), gli esperti subacquei Gilberto Pascucci e Valter Sabatini ci hanno condotto, nel pomeriggio di sabato 1 febbraio, in un dialogo profondo sul fragile equilibrio dell’ambiente costiero del Monte San Bartolo, accompagnati dalle letture di Lucia Ferrati. Maura Garofoli, esperta giornalista, ha permesso ai relatori di intervenire sotto diversi punti di vista: scientifico, ecologico e letterario. L’evento ha avuto enorme successo, accogliendo numerosi ascoltatori nella sede della Sub Tridente di Pesaro.
Celebrando la memoria e l’identità del territorio pesarese grazie alle testimonianze scritte di Teobaldi e lette con straordinaria intensità da Lucia Ferrati, l’incontro ha messo a punto l’urgenza di tutelare il nostro mare che, in passato pullulante di vita, ad oggi si ritrova svuotato delle sue meraviglie. I metodi di pesca non-selettiva, tra cui la pesca a strascico, hanno portato nel tempo ad un’eccessiva riduzione della diversità biologica del nostro mare e, quindi, ad un evidente declino ecologico.
Il professor Cerrano ha spiegato che l’ecosistema funziona come “gli ingranaggi di un orologio”; se uno di questi ingranaggi, vale a dire qualche specie, riduce fortemente la sua presenza, l’orologio smette di “segnare l’ora esatta”, e così via fino a smettere di funzionare. Per evitare di arrivare quindi al malfunzionamento delle reti trofiche che sostengono la vita in mare e sulla terra, è bene innanzitutto conoscere l’ambiente che ci circonda, per agire prontamente con l’obiettivo di ripristinare quella ricchezza biologica tipica di un tempo. I relatori hanno inoltre messo in evidenza che, associato al declino ecologico che gli ambienti marini e terrestri stanno attualmente subendo, un importante declino linguistico incombe ad oggi nelle lingue di tutto il mondo. Studi recenti hanno messo in evidenza che esiste una stretta connessione fra ambiente e patrimonio linguistico e che il declino della ricchezza linguistica e culturale sarebbe correlato alla perdita di biodiversità (1). Teobaldi nel suo libro riporta in vita particolari termini ad oggi in disuso o considerati addirittura volgari, ma nati per descrivere specifiche situazioni, sensazioni o eventi quotidiani, come quelli che viveva da bambino e che rimembra nel suo testo attraverso descrizioni precise e dettagliate.
Per riportare in vita quei ricordi, e quindi anche quei sevizi ecosistemici che garantivano una qualità di vita migliore, è fondamentale proteggere non solo il nostro patrimonio ambientale, ma anche quello linguistico culturale. È la riconnessione con la natura e il distacco dalle nocive abitudini quotidiane che ci permette di cominciare a percepire nuovamente quella sensazione di vita che il mare ci dà ogni volta che lo si osserva o che ci si immerge. È la voglia di veder rinascere un Pianeta sano e armonioso che dovrebbe spingerci a diffondere conoscenza e a partecipare a quel cambiamento culturale necessario per tutelare l’equilibrio degli habitat marini e terrestri. A conferma dello stretto rapporto tra natura e cultura, Fiammetta Malpassi, capo delegazione Fai della provincia di Pesaro Urbino, ha ricordato i “Luoghi del cuore” un’iniziativa per valorizzare i luoghi speciali che amiamo. Quest’anno a Pesaro è stato candidato il Cenobio di San Bartolo, un antico complesso claustrale immerso nella natura e tutti noi, solo con la nostra firma, possiamo contribuire a farlo diventare un “luogo del cuore”.
(1) Kandler, Anne, and Roman Unger. “Modeling language shift.” Diffusive spreading in nature, technology and society (2018): 351-373. www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1703509114